Il sistema decimale aritmetico in uso in Egitto, così come determinò la suddivisione del mese in decadi, condizionò anche una scansione del giorno e della notte in 10 e 10 parti che possiamo chiamare "ore". Nel Medio Regno però fu costituita una tavola stellare su 10 ore di buio, più una per l’alba e una per il tramonto. Nel Nuovo Regno, infine, queste 12 ore furono attribuite tutte al periodo di buio, e per simmetria altrettante ne vennero fissate per quelle di luce. Per misurare le ore diurne fu costruito un orologio portatile solare, formato da un pilastrino, o gnomone, impiantato a squadra all’estremità di un regolo. Il pilastrino recava un filo a piombo, fissato alla sommità e ricadente su una tacca alla base ed il regolo aveva una gradazione oraria. Lo strumento si usava tenendolo orizzontale in verifica col filo a piombo e puntando il pilastrino al sole e l’ombra più o meno lunga che ne ricadeva sul regolo segnava l’ora. La lettura risultava esatta solo nei giorni di equinozio, mentre negli altri mesi la graduazione dell’ombra era approssimata. Con la XVIII dinastia entrò in uso la clessidra. Fu ideata come un vaso forato nel fondo: l’acqua che lo riempiva, defluendo, segnava col livello le ore su sei scale incise nell’interno, corrispondenti alle ampiezze della luce o del buio, varianti nei mesi fra equinozio e solstizio.